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ALL YOU NEED IS LOVE

Mentre intervistavo questo autore mi sentivo cantare in testa i Beatles con la loro "All you need is love". Lui è Roberto Baldini, moderno cantore del sentimento più bello e poliedrico che c'è.

Sei uno scrittore di storie d’amore ma quando è nata quell’attrazione fatale tra te e la penna 

che ti ha fatto scegliere di diventare scrittore?

Tutto è iniziato per caso. Sin da adolescente mi sono sempre lasciato trasportare dalle storie 

d’amore. Che fossero film, libri, fumetti.. Un giorno, leggendo la conclusione di una storia che 

mi aveva coinvolto tantissimo, sono rimasto deluso dal finale, non era proprio ciò che mi 

auguravo! Così ho preso carta e penna (anzi, mouse e tastiera) e ho iniziato a scrivere un 

racconto tutto mio… In quel caso non sarei di sicuro rimasto tradito dal finale, giusto? E così è 

nato Chapter Love, il mio primo “figlio”.

Hai scritto sulla tua pagina face book “Non si scrivono 9 libri, più di 570 capitoli, 170 

personaggi solo per avere il cassetto pieno”. Tra tutte le storie che hai raccontato quale ti è 

rimasta maggiormente impressa nel cuore?

Difficile dirlo… Tanti amano Chapter Love, in molti apprezzano “A Proposito Di Noi”, una storia 

d’amore che parla dei mille problemi di questo sentimento; 

la vita di coppia, i tradimenti… Il libro a cui mi sento 

maggiormente legato, però, è “Amore Al Quadrato”. 

Quando l’ho scritto avevo davvero qualcosa da dire, l’ho 

curato parecchio. La storia parla dei vari tipi di amore 

che possiamo incontrare durante la nostra vita: il primo 

amore, l’amore maturo, l’amore passionale e l’amore 

leggero, quello che ti fa sempre sorridere. Però non 

possiamo avere tutto, e dobbiamo scegliere quale storia 

portare avanti per tutta la vita. Questa decisione 

spetterà a Mark, il protagonista, che dovrà decidere quale 

di queste quattro ragazze vorrà avere al suo fianco…


Il tuo ultimo racconto è Rain Love, pubblicato in formato digitale da Liant. 

Di che cosa parla e dove possiamo comprarlo?
Rain Love parla della vita, di quanto sia grigia senza amore. Una casa, 

un lavoro, un’auto… 

Tutte cose molto belle, ma inutili se non hai nessuno con cui 

condividerle. Il protagonista, Derek, incontra per caso una ragazza, 

Sheila, rimasta sola al mondo. E, quando sei sola, per 

tirare avanti sfrutti ogni tua risorsa, senza scendere a compromessi… 

I due si appoggeranno l’uno all’altra, e forse capiranno che, finalmente, 

le nubi che oscuravano le loro vite se ne stanno finalmente andando…


Come mai hai scelto di dedicare così tanta attenzione al tema dell’amore? Nei tuoi prossimi 

racconti continuerai a farci sognare in modo così romantico?

Ho scelto di scrivere dell’amore perché amo l’amore! All’inizio, però, ho scritto di questo folle e 

dolce sentimento perché…mi mancava! Non potendo viverlo in prima persona, l’unica scelta 

che mi rimaneva era quella d’immaginarlo, e così ho fatto! Molte storie che scrivo non sono, 

infatti, autobiografiche, anzi! In realtà sono situazioni che avrei voluto vivere in prima persona, 

ma non vi sono mai riuscito. Ora sono felice, da questo punto di vista, ma la voglia di scrivere 

di questo nobile sentimento non mi è affatto passata. Anzi, è proprio il contrario!



UN OTTIMO MOTIVO PER ... MORIRE DAL RIDERE...

Inizio questo nuovo intervento con un mea culpa: ho preso una lunga e forse meritata vacanza durante la quale mi sono astenuta da aggiornamenti sul sito. Il tempo di ozio però non è stato completamente infruttuoso perché ho conosciuto una giovane autrice emergente che ha catturato la mia attenzione. Si chiama Antonietta Usardi ed è autrice di un romanzo edito da 0111edizioni che si intitola Morire dal Ridere. Di seguito l'intervista che potrebbe spingervi a ripensare la vostra giornata.

·       Non voglio cominciare nel modo ortodosso la tua intervista quindi non ti chiedo chi è Antonietta Usardi ma chi vorrebbe essere?

Onestamente…non vorrei essere diversa da come sono.
Lo so, suona terribilmente narcisistico, ma mi piaccio e mi piace la mia vita: l’aspetto, i difetti, i pregi mi hanno portato dove sono ora, mi hanno fatto conoscere il mio compagno, i miei amici, hanno colmato la mia vita di cose buone e mi hanno aiutato nei momenti difficili.
Troverei ingrato voler essere qualcun altro, ogni persona, a suo modo, è unica e meravigliosa.
Tutt’al più potrei scrivere cosa vorrei fare in futuro, ma ci vorrebbero parecchie pagine.
·       
       Hai scritto un libro che s’intitola Morire dal Ridere. Ci racconti la trama in breve?

A Milano, Amelia e Vincent, marito e moglie, gestiscono da molti anni un negozio di  oggettistica per suicidi “Morti e Beati”, in cui si vende  tutto ma proprio tutto per coloro che decidono di farla finita.
I due coniugi concepiscono l’esistenza come un lungo calvario, costellato di disperazione, che conduce infine alla liberazione della morte, ed in questo modo hanno deciso di educare i loro figli, Ernest, patologicamente introverso ed affetto da apatia, e Sylvia un’adolescente costantemente depressa.
Inaspettatamente questo tetro ma ben oliato ménage famigliare viene interrotto dall’arrivo del piccolo Robespierre, nipote della coppia,  solare, ottimista, irriducibile amante della vita.
Come fare ad addomesticarlo affinchè capisca anche lui quanto possa essere terribile e patetica l’esistenza umana? Ci riusciranno?
·        
       Tu sei più “Morire” o più “Ridere”?

Assolutamente più “Ridere”! Ridere fa bene alla salute e fa bene alla vita, ci permette di avere una visione più ampia delle cose, di non concentrarci solo sui problemi e di godere della bellezza del mondo. Una brutta giornata può essere rischiarata dalla bellezza di un tramonto, non ti risolve la vita magari ma almeno la migliora.
Dopotutto, persino il poeta più malinconico della letteratura italiana Giacomo Leopardi, scrisse che “Terribile è la potenza del riso, chi ha il coraggio di ridere è padrone degli altri, come chi ha il coraggio di morire”, e se l’ha scritto persino lui…
·       
        Il personaggio rivoluzionario della storia è il piccolo Robespierre. Credi che tutti noi avremmo bisogno nella nostra vita quotidiana di una piccola rivoluzione?

Le rivoluzioni fanno certamente un gran bene alla vita, le rivoluzioni hanno fatto la storia dell’uomo, migliorandola e rendendola, nel bene e nel male, ciò che è oggi.
E se anche non tutte hanno reso il mondo un posto migliore, di certo ci hanno mostrato dove e come abbiamo sbagliato, permettendoci di non ripetere gli stessi errori.
Naturalmente non c’è bisogno di ’48 quotidiano, basterebbe avere più coraggio nel buttarsi in nuove esperienze, non aver paura di lasciare le strade conosciute, cercare di guardare il mondo con occhi nuovi, quando siamo stanchi, per avere nuovi stimoli.
Spesso ci lasciamo talmente assorbire dal quotidiano da mandare avanti la nostra vita con il pilota automatico, ma di vita ne abbiamo una sola, quindi troviamo il coraggio di godercela fino in fondo.

·       A quale autore ti è capitato di pensare mentre scrivevi il tuo romanzo?

Più che ad un autore specifico, sebbene sia una lettrice piuttosto vorace, quando ho cominciato a lavorare a questo libro pensavo ad una persona cara, che stava attraversando un momento faticoso nella sua vita.
Avevo voglia di farla sorridere.
·         
      Perché dovremmo comprare Morire dal Ridere e dove possiamo trovarlo?

Perché leggere “Morire dal Ridere”? Per aiutarmi a migliorare, aspetto critiche e suggerimenti da tutti i lettori, che spero vogliano seguirmi numerosi in questo mio piccolo universo al contrario.
Lo trovate in libreria e su tutti i canali di vendita online
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     Tre righe di libertà: lascia il messaggio che ti faccia ricordare.

Rubo, se posso, una frase al grande Aldo Palazzeschi: “Il riso è il profumo della vita in un popolo civile”.






LA REALTà DELLE PICCOLE CASE EDITRICI: LA BUTTERFLY EDIZIONI

Dopo due interviste ad altrettante giovani scrittrici, ho pensato fosse cosa buona e giusta sentire l'altra campana. Ho fatto dunque una chiacchierata con Argeta Brozi, direttrice editoriale della Butterfly Edizioni, che ha parlato della realtà dei piccoli editori e del mercato editoriale italiano.


Come è nata l'idea di una casa editrice e che cosa è necessario fare per avviarla?
 L'idea è nata dalla mia passione per i libri, mentre per avviarla oltre che passione sono necessari: pazienza, esperienza, fortuna e... soldi. Anche perché si tratta comunque di un investimento, non solo per la stampa dei libri ma anche per la promozione degli stessi, poi ovviamente occorre una partita IVA, se proprio vogliamo andare sul pratico.


L'editoria è notoriamente in crisi in questo periodo. Quali sono le sfide maggiori che occorre affrontare e in che modo si possono fronteggiare?
Specificherei: l'editoria italiana è da sempre in crisi. Credo che non ci sia mai stato un tempo tranquillo per l'editoria italiana, purtroppo. Quindi è una sfida già l'intento di voler aprire una casa editrice in un Paese dove i libri non si comprano o, meglio, si comprano troppo poco. La concorrenza è spietata: ci sono circa 10mila editori e un lettore medio acquista 7 libri l'anno, peccato che ci siano 170 libri pubblicati ogni giorno e molti di questi non arrivano a vendere nemmeno una copia! Altre sfide sono farsi conoscere e conquistare la fiducia dei lettori. Anche essere presenti fisicamente in libreria qui in Italia è davvero dura. La realtà non è molto poetica: in libreria non finiscono solo i libri che meritano ma i libri di quelli che hanno abbastanza soldi per far sì che il mondo giri a loro favore. Trovare librerie che mettono in vetrina i libri per passione sta diventando una cosa rara, ma per fortuna qualcuno c'è ancora. Altre sfide difficili sono le tasse che qui in Italia sono le più alte in Europa e il fatto che lo Stato non incentivi in alcun modo le piccole realtà e quindi la cultura.

Qual è l'atteggiamento delle grandi case editrici nei confronti dei piccoli editori?
Non lo so, non credo siamo realtà interessanti per loro. In alcuni casi ci snobbano anche (forse perché hanno visto com'è la realtà editoriale prima di noi e pensano che i piccoli editori di oggi non sopravviveranno e del resto hanno ragione, molti piccoli editori chiudono dopo neanche il primo anno di attività)... però mi è capitata una cosa assai curiosa: senza fare nomi, una casa editrice con più di 10 anni di esperienza alle spalle ha rubato una mia idea promozionale e l'ha fatta passare per sua, il che significa che forse siamo tutti sulla stessa barca, solo che magari la mia è piccola, mentre la loro è grande perché oltre un nome hanno anche abbastanza soldi da sfruttare per la promozione.


Qual è la politica della Butterfly Edizioni per quanto concerne i manoscritti degli autori esordienti?
Innanzi tutto leggere TUTTO ciò che ci perviene dall'inizio alla fine, cosa che non sempre gli editori fanno. Altra cosa: pubblicare solo ciò che merita e non tutto ciò che ci perviene, anche se questo a volte ci rende antipatici nei confronti di alcuni autori. Non pubblichiamo niente in cui non crediamo almeno per un buon 70%, neanche a pagamento (cosa tra l'altro successa... un autore ci disse “ditemi una cifra, a me va bene tutto”, qui non si tratta di cifre ma di libri e noi vogliamo offrire buoni libri ai lettori). Per saperne di più vi invitiamo a guardare la sezione “Collane” e la sezione “Pubblica con noi” del sito: www.butterfly-edizioni.com


Gli Italiani: popolo di lettori o scrittori?
 Gli Italiani: popolo di scrittori... o meglio di amanti della scrittura perché non sempre quello che si scrive merita di essere racchiuso in un libro, anche se tutti al giorno d'oggi si sentono scrittori solo perché hanno un blog.

Quali sono le prospettive per il futuro?
Più che prospettive sono sogni ma non sogni ad occhi aperti, sogni con i piedi per terra. Non mi piace promettere ciò che non posso realizzare, ma quando mi metto in testa una cosa faccio di tutto per portarla a termine bene. Voglio che la Butterfly Edizioni cresca sia come quantitativo di libri pubblicati (ad ora siamo a 12 titoli in un anno e tre mesi di attività, di cui 6 di prossima pubblicazione entro la fine del 2012) e sia come lettori (si sa che una casa editrice per sopravvivere ha bisogno soprattutto di questi ultimi...). Potete sbirciare qualcosa sui nostri autori qui: http://autoributterflyedizioni.wordpress.com
Mi piacerebbe avere tempo anche per scrivere qualche nuovo romanzo... Insomma, vedremo!








RITA PARISI: UNA SCRITTRICE GIOVANE CHE PARLA DEI GIOVANI.

Rita Parisi, giornalista e scrittrice poco più che trentenne, si è fatta portavoce con i suoi lavori della dura realtà dei giovani italiani. Ne abbiamo ampiamente discusso in una chiacchierata edificante.


Innanzitutto conosciamoci: se io domani  incontrassi per strada Rita Parisi come la riconoscerei?

Sicuramente dal sorriso: sono una persona molto solare, mi piace interagire con le persone con allegria e vivacità, anche se spesso il mio sorriso nasconde una grande timidezza.

Sei una giornalista e una scrittrice: quale passione è nata prima e come coniughi le due cose?

La scrittura è nata con me, l’ho sempre sentita come qualcosa di radicato e indispensabile, quasi come un arto, un organo, qualcosa di imprescindibile; la passione per il giornalismo è arrivata dirompente durante gli anni del  liceo, ma è stato sicuramente un processo più cognitivo e ragionato che ha orientato tutte le mie scelte future. Coniugare entrambe le cose è un’impresa stimolante e una sfida costante, soprattutto in relazione ai pregiudizi degli altri. Spesso, infatti, durante i colloqui nelle redazioni dei giornali, quando faccio presente di essere una scrittrice esordiente, qualcuno storce il naso;  una volta un redattore mi disse severo: “Questo è un giornale, non una casa editrice”. Non sempre, quindi, è facile  dimostrare di poter essere una brava scrittrice ma anche una brava giornalista. Comunque sia,  di entrambe le passioni non potrei fare a meno.

Uno dei racconti che hai pubblicato è Nero cenere edito da Subway. Di che cosa tratta e come sei riuscita a vederlo pubblicato?

Ho partecipato al bando di concorso per scrittori esordienti promosso da Subway nel 2009 e, per l’occasione, ho scritto “Nero cenere”, un racconto nato di getto, quasi un grido di rabbia verso la realtà che allora mi circondava e che, ahimè, in questi tre anni non è affatto cambiata, se non in peggio.  Mi riferisco alla condizione che vive un giovane del Sud costretto  ad emigrare al Nord per sperare di lavorare e vivere dignitosamente. Ho inviato il mio scritto a cuor leggero, senza sperare in alcun modo di vincere la selezione. Vedere, dopo qualche mese, il libricino di “Nero cenere” girare nelle metropolitane italiane è stata una gioia immensa. Subway mi ha dato una visibilità enorme, al punto che, dopo la pubblicazione, molti miei coetanei che avevano letto il racconto mi hanno scritto, ringraziandomi per  aver rappresentato  il dolore che prova chi è costretto a lasciare la propria terra in cerca di fortuna. Inoltre, un passo del racconto è stato ripreso all’interno del saggio “Giovani nell’Italia di oggi: generazione senza prerogative” del docente di Demografia presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Firenze,  Massimo Livi Bacci.
Una bella soddisfazione, nonché la dimostrazione che il mio messaggio, la denuncia sociale di cui mi ero fatta portavoce era arrivata.

Certo non ti sei fermata a Nero cenere ma hai anche scritto un racconto che è stato inserito nell’antologia Italian Shorts: qual è il tema principale del libro e del tuo racconto?

Subito dopo “Nero cenere” ho pubblicato il racconto “Fuorigioco” per il Tabloid che Subway dedica periodicamente allo Sport, mentre recentemente è uscito “A mezz’aria”, all’interno dell’antologia “Italian Shorts”, promossa dalla casa editrice “Caracò”, contenente racconti di  dodici autori esordienti  che descrivono  l’Italia con tutte le sue contraddizioni  e i suoi problemi irrisolti. Il mio racconto, nello specifico, continua l’analisi generazionale che avevo iniziato con “Nero cenere”;  stavolta  ho scelto  di descrivere  la situazione di una coppia di trentenni che sta insieme da molto tempo ed entra in crisi quando la protagonista della storia, Giulia, manifesta a Davide, il suo compagno, il desiderio di costruire una famiglia insieme, magari di sposarsi. Tale richiesta, di per sé naturale, nel drammatico contesto economico-sociale che stiamo vivendo, porta i due a lasciarsi, perché nessuno dei due ha un’occupazione stabile al punto da poter affrontare un passo così importante. Attraverso la vicenda di Giulia e Davide, ho cercato di aprire una riflessione critica sul disagio che la mia generazione vive, sull’impossibilità di guardare avanti, sulla mancanza di futuro,  dato che si arranca a fatica tra lavori a nero, precariato e disoccupazione.

Da giovane impegnata e sdegnata come è giusto che sia qual è il tuo obiettivo e la tua più grande ambizione per il futuro?

Sicuramente il mio più grande obiettivo  al momento è interpretare al meglio le istanze di chi vive nel disagio e l’unico strumento che ho per farlo è la parola, per cui continuerò a scrivere e a dare voce, nel mio piccolo, a chi vive in condizioni difficili, in particolare ai giovani che più di tutti, forse, stanno pagando il prezzo di una crisi di cui non hanno colpa. Sul piano professionale, inoltre, come tanti, spero di trovare un lavoro nel mio ramo, quello del giornalismo, che mi permetta di esprimere  le competenze acquisite non solo  in tanti anni di studio, ma anche direttamente sul campo, dal momento che collaboro con riviste, quotidiani  e uffici stampa  da quasi dieci anni. Superfluo dire, infine,  che una delle mie più grandi ambizioni è continuare a vedere pubblicati i miei scritti.
 
Credi che essere donna ed essere campana sia condizionante per la carriera che hai scelto? Quanto possono essere influenti queste due cose?

Bé, di certo nascere al Sud è di per sé una condizione di oggettivo svantaggio rispetto a chi vive e può lavorare al Nord, come ho già descritto in “Nero cenere”. Io sono originaria di Napoli, ma da diversi anni risiedo nella periferia  Nord della città e  di sicuro qui ci sono molte meno occasioni piuttosto che a Roma o  a Milano. Essere una donna, poi, nel momento in cui si decide di fare un figlio e dedicarsi anche alla propria vita privata, come è giusto che sia, preclude qualunque possibilità di fare carriera. Sono, dunque, due discriminanti fortissime per chi vuole realizzarsi pienamente nel campo del giornalismo e dell’editoria, come avviene, tuttavia, anche in tanti altri settori.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

In questo periodo sono in giro per presentare “Italian Shorts”, ma sto continuando a scrivere, sperando  in nuove pubblicazioni.

In ultimo: una frase che ti ripeti nei momenti più difficili per andare avanti …

“Nessun dolore è  più potente della mia volontà, ce la posso fare” . Così, mi impongo di essere combattiva e superare i momenti difficili con determinazione. A volte ci riesco, altre no, ma in fondo si è forti anche e soprattutto quando si ha il coraggio di ascoltare la propria sofferenza, imparando ad accettare le proprie fragilità e i propri limiti. 











INTERVISTA ALLA SCRITTRICE ILARIA GOFFREDO

Per chi non la conoscesse questa scrittrice è veramente "tosta" e parla col cuore, due qualità davvero impagabili. Abbiamo fatto insieme una bella chiacchierata.

Prima di tutto parliamo di te: chi è Ilaria Goffredo?



Ciao a tutti. Mi chiamo Ilaria Goffredo, ho 25 anni e sono laureata in scienze della formazione. Vivo in Puglia, sono sposata e ho due figli piccoli, Dafne di due anni e Francesco di pochi mesi.

Hai sempre voluto fare la scrittrice o è stata una passione che hai scoperto pian piano?

Da piccola non sognavo di fare la scrittrice anche se mi è sempre piaciuto scrivere.  Poi nel 2005 sono stata in missione in Kenya come volontaria e mi sono innamorata dell’Africa. Al mio ritorno in Italia ho sentito il bisogno di raccontare agli altri quello che avevo visto e vissuto, per questo ho cominciato seriamente a scrivere. Infatti i miei primi romanzi sono ambientati proprio in Africa.

Com'è essere una mamma e una scrittrice?

Difficile, senz’altro. Ma anche intenso. Ci vogliono passione, energia e determinazione su entrambi i fronti. E bisogna fare il pieno di pazienza infatti non ho la possibilità di scrivere quando mi viene l’ispirazione ma quando sono libera dagli impegni di mamma. E questo, considerando due bambini piccoli da accudire, succede praticamente nelle ore notturne. Scrivo anche fino a tarda notte e poi incomincio presto un’altra giornata piena con Dafne e Francesco.

Il tuo primo romanzo si chiama “Amore e guerra”, quando lo hai scritto e che cosa ti ha dato l'ispirazione?

“Amore e guerra” l’ho scritto nell’estate del 2011, negli ultimi mesi della seconda gravidanza. L’ispirazione mi è stata data sicuramente dal dolce mal d’Africa che non mi ha mai abbandonata da quando sono  tornata in Italia. Volevo intrecciare vicende appassionate di vita e di morte ambientate nel continente che amo e questo è il risultato.

Puoi raccontarci in breve la trama?

“Amore e guerra” è ambientato nel 1994 in Rwanda durante il terribile genocidio operato ai danni dell’etnia tutsi. In questo clima di guerra e terrore Siria, una giovane educatrice italiana che lavora a Kigali, fa la conoscenza di Jimmy, giovane tenente canadese dell’ONU e di Ian, intraprendente giornalista americano della CNN. Nel rapido succedersi di eventi drammatici Siria si innamora di uno di loro. Ma in una nazione in guerra nulla è scontato e tutti sono in pericolo, compresi i bambini dell’orfanotrofio dove Siria lavora. Così lei, timida ragazza comune, cercherà coraggio e determinazione per salvare la vita alle persone che ama, per non rinunciare alla speranza e lottare per un amore appena nato ma fortissimo.

Che cosa hai voluto trasmettere al lettore con questo libro?

Innanzitutto ho cercato di trasmettere almeno un po’ cosa significa l’Africa: bellezza, maestosità, magia, natura, ma anche povertà, sofferenze e ingiustizia. Ma nel mio libro ci sono anche grida d’accusa contro i governi occidentali che per settimane hanno assistito inermi alla strage di migliaia di persone senza intervenire ma anzi vendendo armi alle fazioni in guerra. E poi ho voluto lanciare un messaggio di speranza: l’uomo non deve mai smettere di sperare e di amare perché l’amore è l’unico sentimento che può salvare un mondo a volte troppo egoista.

Parliamo ora della pubblicazione: come sei riuscita a vedere la tua opera pubblicata?

All’inizio non avevo idea di come funzionasse il mondo dell’editoria perciò mi sono informata per bene. Ho scelto di inviare il mio romanzo a editori free, che non richiedono contributo per la pubblicazione, e mi sono armata di pazienza. Dopo mesi un’onesta casa editrice si è fatta avanti, dicendosi interessata alla pubblicazione della mia opera. È stata una grande soddisfazione personale.

Hai scritto o stai scrivendo altre opere?

Ne ho scritte altre cinque in attesa di pubblicazione e ne sto scrivendo un’altra proprio in questo periodo.  A fine luglio 2012 uscirà il mio secondo romanzo (in realtà primo capitolo di una trilogia) intitolato “Il cavaliere d’Africa – Viaggio in fondo al cuore”, edito dalla stessa casa editrice. Questo romanzo racconta il viaggio di Selene, una ragazza italiana come tante, che vola in Kenya, destinazione Malindi, per lavorare come volontaria in una scuola. Selene si trova davanti una realtà sconcertante e una natura meravigliosa e si innamora di Edward, giovane insegnante kenyota passionale e istintivo. Tra loro esplode un amore travolgente, viscerale, ma anche difficile a causa delle grandi differenze culturali. Insieme affronteranno l’Africa travagliata e magica, alternando la povertà e la morte a momenti di passione impetuosa e a volte quasi violenta che li unirà in un’anima sola. Tengo particolarmente a questo romanzo perché raccoglie direttamente la mia esperienza di volontaria in Kenya.

La strada verso il futuro come la vedi?

In salita. Anche se ho pubblicato il mio primo libro e il secondo è in uscita quest’estate, non ho raggiunto i miei obiettivi. Ho scoperto che scrivere per me è una sorta di vocazione, vorrei farlo diventare appunto il mio futuro, la mia professione, vorrei diventare una scrittrice professionista.

In ultimo: che consiglio daresti a un/a giovane scrittore/scrittrice emergente?

State lontani dagli editori a pagamento, non accettate contratti che impongono l’acquisto di copie del vostro libro o il versamento di un contributo. Ricordate: sono gli editori a dover pagare il lavoro di noi scrittori e non il contrario. Armatevi di pazienza e volontà e inviate il vostro manoscritto ad una lista quasi infinita di editori free. Dopo una lunga attesa se il vostro libro vale, un onesto editore vi ricontatterà.




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